2007-01-10 / Il Secolo XIX / W. Edwin Rosasco
L’assorto pianismo di Angela Hewitt esalta il genio di Bach
Finito il 2006 con un concerto mozartiano eseguito secondo criteri filologici, la Gog ha aperto il 2007chiamando la pianista Angela Hewitt a interpretare, al Carlo Felice, composizioni clavicembalistiche di Johann Sebastian Bach, nel solco di una tradizione lontana da precise preoccupazioni di autenticità testuale, ma storicamente ricchissima di illuminazioni interpretative. Già nella scorsa stagione Angela Hewitt aveva testimoniato alla Gog la sua lunga fedeltà bachiana, eseguendo tutti i “24 Preludi e Fughe” del primo libro del “Clavicembalo ben temperato”; ora è tornata per eseguirne solamente 12 dal secondo libro ma compensando con due altri brani di Bach: la “Fantasia cromatica e Fuga” e il “Concerto Italiano”.
Programma assai notevole sia per consistenza tecnica che per tensione interpretativa, per la cui compiuta realizzazione e necessario un continuo controllo mentale ed emozionale, un dominio consapevole della complessità del tessuto sonoro, dei suoi livelli diversificati, specchio di una inferiore
visionarietà. Hewitt ha dimostrato di saper sostenere in ogni momento con autorevolezza una tale tensione, non senza qualche semplificazione nel ricondurne la variegata ricchezza a un centro sempre ben definito, sostanzialmente “medio”. Il pianismo bachiano di Angela Hewitt non è mai estremo, non ricerca scavi interiori che aprano su sbigottenti visioni, non sembra incline a risolutivi gesti drammatici, né sembra voler sfruttare il mezzo pianistico per aprire verso possibilità interpretative ulteriori.
Piuttosto, muovendo da una incontestabile solidità di mezzi, sembra cogliere, nei “Preludi e Fughe” del “Clavicembalo ben temperato”, i risultati più assolutamente convincenti nei momenti di espressività più intima e pensosa; ma anche, nel “Concerto Italiano” conclusivo, dimostrando di saperne restituire pienamente sia la ripiegata intimità del tempo centrale che la vivace festosità dei due tempi estremi. Convinti e calorosi consensi del pubblico, un bis: un arrangiamento dalla “Cantata BWV 208” di Bach, “Sheep may safely graze”.